- 5 Luglio 2014
- Posted by: admin
- Categoria: Vendo auto all'estero

10 settembre 2017 : Agenzia Entrate riscossione, tutti gli enti esttoriali, i comuni bloccano il conto corrente e pignorano le auto. In arrivo nuovi fermi amministrativi e verifche fiscali, autunno caldo per gli Italiani l’agenzia entrate Roscossione ha ereditato da Equitalia il modus operandi da adottare sui contribuenti morosi. Agenzia Entrate riscossione è un ente pubblico non paghi una cartella esattoriale? La nuova Agenzia delle Entrate Riscossione con la delibera n° 0134363/2017, indica che le sue cartelle di notificate al debitore hanno un valore di vera intimazione ad eseguire il dovuto pagamento richiesto nella cartella. Pagamento con soluzione unica, o usando la modalità di rateizzazione. Scaduto tale periodo senza attivazione del contribuente moroso, l’Agenzia delle Entrate Riscossione ha il potere di acquisire ogni informazione utile sul contribuente.
Buste paga, conti correnti bancari, conti postali, versamenti eseguiti, reddito, proprietà di beni mobili e immobili, dopo di che può assumere provvedimenti in tal senso.
Agenzia delle Entrate – Riscossione, nella sua nuova cartella vedi meglio il tuo debito
Dal 14 di Luglio l’Agenzia delle Entrate Riscossioni ti fa vedere meglio ciò che ti chiede, lo potremo leggere e vedere meglio, ma allo stesso tempo spiegheranno meglio come pagare, senza tante deroghe. Con ciò eccovi il successore di Equitalia, che sarà operativa per tutte le cartelle esattoriali emesse e permesse a partire appunto dal mese di luglio 2017
La novità primaria di questo nuovo ente è l’introduzione della nuova grafica nei suoi stampati. Grafica che dovrebbe servire all’Agenzia delle Entrate –Riscossioni per farvi capire meglio ciò che il debitore deve fornire alle loro casse. Nuova impostazione grafica e l’utilizzo di colori differenti per individuare i diversi enti creditori, che vanno a comporre le somme richieste.
La sostanza non cambia, cioè resta il dato di fatto che si deve pagare, colore più o meno evidente.
Vi saranno in evidenza le istruzioni riguardanti le modalità di pagamento, che dovrà avvenire entro 60 giorni, trascorsi i quali l’Agenzia delle Entrate – Riscossione avrà il potere di accedere alle banche dati a sua disposizione e conoscere la situazione patrimoniale e reddituale del contribuente moroso.
La novità meno gradita, per in debitore è sicuramente questa:
Questo nuovo Ente ha il potere di scrutare ogni operazione eseguita riferita al codice fiscale del debitore, e dove lo stesso è registrato, conti correnti, conti postali, depositi, buste paga, assegni cambiati, bonifici, vaglia, ricariche poste pay e quant’altro dove il nome e il codice fiscale del contribuente è registrato o stato usato. Ci saranno poche scappatoie, dove abbiamo toccato denaro, arriverà a saperlo anche l’Ufficio delle Entrate Riscossioni.
La ventilata nuova struttura della cartella esattoriale dell’Ufficio di riscossione sarà così!
La nuova cartella di pagamento dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione verrà utilizzata per tutti i ruoli debitori a partire dal 1° luglio 2017. La lettura sarà più chiara e facile da leggere, come da approvazione
del 14 luglio 2017. La nuova cartella esattoriale che i contribuenti vedranno recapitarsi avrà più colori per individuare meglio ogni cifra ed ente creditore, ad esempio:
l’arancione: verrà utilizzato per le iscrizioni a ruolo delle Agenzie fiscali.
il verde: per le iscrizioni a ruolo di Comuni, Regioni.
Impostazione: nella prima pagina di questa cartella, verrà riportato l’elenco degli Enti creditori e una spiegazione sintetica del motivo dell’iscrizione a ruolo, poi vi sarà indicato la causale della richiesta.
Questo dovrebbe permettere di capire immediatamente quale debito è richiesto e come fare a pagarlo.
Ai piedi del frontespizio in prima pagina, è contenuto un prospetto con l’indicazione della spettanza delle somme, tra quelle dovute all’Ente creditore comprensive di interessi di mora.
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Auto radiate per esportazione, acquisto auto per export, come vendere un auto all’estero devi sapere che:
Che fine fanno le auto radiate per esportazione? A chiederselo è Assodem, l’associazione di categoria degli auto demolitori che opera all’interno di Fise Unire/Confindustria a fronte dell’impennata del fenomeno. Secondo l’ente, nel 2013 sono stati oltre settecentomila i veicoli che avrebbero dovuto varcare i nostri confini a seguito dell’avio della relativa pratica. Il condizionale è però d’obbligo poiché gli illeciti sotto il profilo fiscale, di responsabilità civile e ambientale, sono piuttosto numerosi.
“Un caso è quello della reimmatricolazione con targa estera – spiegano all’Assodem – molte auto di lusso continuano di fatto a circolare sul territorio nazionale, evitando però il pagamento del super bollo, ostacolando la notifica delle multe e nascondendosi anche dagli occhi del redditometro. Non è tutto. Delle auto radiate per esportazione in alcuni casi si perde qualsiasi controllo: spesso queste non vengono più immatricolate nel paese estero, alimentando mercati illeciti di ricambi e approvvigionando centri di raccolta non autorizzati.
Tutto passa dall’applicazione dell’articolo 103 del nuovo Codice della strada. La richiesta di esportazione definitiva del veicolo all’estero può essere presentata prima che il veicolo sia trasferito e immatricolato all’estero o in un momento successivo, quando cioè il veicolo è già stato trasferito e immatricolato (con nuove targhe straniere) nel
Un problema quindi non di poco conto che si ripercuote negativamente non solo sulla categoria degli auto demolitori.
“Il fatto che venga consentito di radiare prima di esportare dà luogo però a numerose ricadute negative – precisa Anselmo Calò, presidente Assodem – la cancellazione dell’auto dal registro, senza la contestuale iscrizione in un Pra estero, fa entrare il veicolo in una sorta di limbo. Da quel momento si interrompe l’obbligo del pagamento della tassa automobilistica. Così come viene meno la tutela di eventuali terzi danneggiati dalla circolazione del mezzo, che non ha più un intestatario”.
Assodem solleva poi un altro problema legato all’illecito smaltimento dei cosiddetti “end life vehicle”.
“Secondo le nostre stime circa il 30-40% dei veicoli radiati per esportazioni non rientrano nella mobilità del paese di destinazione, ma finiscono per essere demoliti all’estero – aggiunge Calò – questo avviene soprattutto nel Nord Africa e nell’Est europeo. È facile comprendere che in questo modo la normativa ambientale risulta completamente disattesa. Inoltre vengono mortificati, sia moralmente sia economicamente, tutti i centri di demolizione professionali italiani che hanno investito per essere in regola e per rispettare la salvaguardia ambientale. Ci troviamo davanti a un fenomeno di concorrenza sleale, ma le istituzioni fingono di non vedere un’evidenza che coinvolge tutti, in termine di sicurezza, di gettito erariale e di mercato”.
E non finisce qui poiché Assodem denuncia un’ulteriore pratica scorretta in voga ultimamente che vede effettuare il “saccheggio” dei pezzi dai veicoli radiati per esportazione direttamente in Italia. “Le auto vengono smontate in centri incontrollati da personale straniero – sottolinea Calò – e i ricambi riutilizzabili sono successivamente esportati con fatturazioni di comodo, mentre le carcasse finiscono abbandonate o cedute in maniera poco trasparente a terzi”.
L’Associazione ha più e più volte lanciato un grido d’allarme e denunciato in più sedi il problema, dal ministero dell’Economia a quello dell’Interno, fino all’Aci e al dicastero dei Trasporti, ma senza risultati apprezzabili.
“Non servono stravolgimenti o interventi normativi – conclude Calò – le soluzioni sono semplici. La domanda di radiazione per esportazione va consentita esclusivamente all’ultimo proprietario intestatario del veicolo, come già avviene in caso di radiazione per demolizione. Per tracciare le transazioni economiche la radiazione per esportazione e la cessione del veicolo dovrebbero essere supportate da copia della fattura emessa secondo la disciplina Iva che regola l’esportazione (art. 8 e/o 41 del dpr n. 633/1972, ndr), qualora il cedente sia un soggetto passivo Iva, oppure da titolo equipollente nel caso di transazione fra privati”.
Assodem chiede infine che venga introdotto l’obbligo di far pervenire al Pra italiano le informazioni di avvenuta reimmatricolazione del veicolo nel paese di destinazione in modo così da scongiurare l’eventuale beffa che vede l’Italia in deficit di rottami ferrosi e che paradossalmente deve comprare all’estero. Insomma, è come aggiungere un danno al danno.
Fonte informazione Repubblica automotori.info
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CdP digitale, controreplica di Unasca all’ACI
Secondo l’Unione autoscuole i risparmi saranno solo a favore dei bilanci privati dell’ACi
Ma alla fine il Certificato di Proprietà digitale facilita la vita degli automobilisti? In attesa di capirlo meglio, infuria la polemica proprio su questo argomento fra Unasca (Unione autoscuole e studi di consulenza automobilistica) e ACI. Quest’ultima aveva risposto alle accuse della prima, che adesso controreplica: “L’ACI ripete ancora che il CdP digitale comporterà un risparmio di 30 milioni di pezzi di carta l’anno e tonnellate di inchiostro. Inoltre ha precisato che la ricevuta è un foglio di carta molto meno pesante, a livello di grammatura della carta, rispetto al vecchio CdP cartaceo. Peccato che questo risparmio sia solo interno ai processi ACI”. Il motivo? Prima, spiega l’Unasca, c’era il CdP filigranato il cui costo era a carico dell’ACI, e oggi c’è l’utente che si deve far carico di stampare la ricevuta del CdP digitale in un foglio A4, a sue spese. “E l’utente, pur non avendo più il suo CdP in mano, continua a pagare i 27 euro di prima, più i 16 euro di imposta di bollo”.
La questione fogli
In più, ribadisce l’Unasca, i fogli da stampare per vendere un’auto sono aumentati, non sono scomparsi, passando da uno (il vecchio CdP) ad almeno 5: uno per la delega, due per il CDP (stampato come atto di compravendita), l’allegato A che contiene le informazioni aggiuntive all’atto di compravendita, infine la fotocopia del documento del delegante.
Indiretta ammissione di colpa?
Ma ecco un altro attacco Unasca: “Inizialmente, l’ACI ha tentato di negare tutto. Poi, ha emanato una circolare in cui informa gli operatori del settore che da ora in poi la delega non sarà più necessaria se non per casi specifici. Cos’è questo, se non un tentativo di aggiustare il tiro in corsa per tentare di snellire delle procedure che sono più complicate di prima? Alla fine il risparmio qual è? Di quali semplificazioni stiamo parlando? Questa è una strategia che di fatto genera risparmi solo a favore dei bilanci privati dell’ACI. La vera semplificazione per gli automobilisti è quella prevista dalla legge Madia con un solo archivio pubblico e un unico documento per ogni tipo di veicolo, con minori costi per gli utenti e risparmi strutturali per la spesa pubblica”. Adesso, in questo ping-pong Unasca-ACI, toccherà all’Automobile Club d’Italia
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Targhe e documenti dell’Est dopo il fermo, ma le auto circolavano qui: 5 vetture sequestrate –
Avevano targhe e documenti d’immatricolazione provenienti da Paesi dell’est Europa, ma le auto circolavano nel Crotonese e, in precedenza, erano state sottoposte a fermo amministrativo: da qui il raggiro. Gli uomini dell’Arma hanno così applicato un nuovo fermo del mezzo per 5 autovettura cui è stata contestata la circolazione con targa non propria. Dal 10 al 14 dicembre i Carabinieri delle Compagnie di Cirò Marina, Crotone e Petilia Policastro hanno effettuato un servizio straordinario di controllo del territorio in tutta la provincia contestando decine di irregolarità. Nel mirino dei militari dell’Arma quelle autovetture che, pur circolando sul territorio italiano, sono state immatricolate all’estero, spesso in alcuni paesi dell’Est. La pratica si è molto diffusa negli ultimi tempi sul territorio crotonese, con il dichiarato scopo di riuscire a risparmiare, tra bollo e assicurazione, anche l’80% all’anno, rispetto ad una immatricolazione italiana. Da qui gli accertamenti dei Carabinieri che in poco più di 4 giorni hanno controllato oltre un centinaio di autovetture, scoprendo che 5 di queste risultavano essere colpite da provvedimenti di fermo amministrativo in Italia e per questo i proprietari avevano provveduto a fornirle di targhe e documenti stranieri. Per questo, si è provveduto ad nuovo fermo del mezzo per circolazione con targa non propria (art.100 del CdS). Decine le irregolarità contestate, che, trattandosi di vetture straniere, i trasgressori sono stati costretti a pagare nelle mani dei militari operanti, pena il fermo amministrativo del veicolo. Il servizio effettuato si inserisce nel quadro dell’intensificazione dei servizi preventivi predisposto dal Comando Provinciale di Crotone, in vista delle prossime festività. –
Fermo amministrativo sull’ auto: indispensabile?
Uno degli ultimi decreti del governo Renzi ,definito “Decreto del Fare”, ha affrontato temi inerenti alle azioni intraprese da equitalia e altri enti deputati alla riscossione. In particolare riguardo al fermo giudiziario di mezzi destinati alla produzione di reddito, in questo caso parliamo d’auto che sono usate per lavoro . Per avere chiara la condizione pensate ad un rappresentante di commercio . Il decreto introduce delle novità, riportiamo dal testo ufficiale l’articolo 52, comma 1, lettera m-bis, che recita: La procedura di iscrizione del fermo di beni mobili registrati è avviata dall’agente della riscossione con la notifica al debitore o ai coobbligati iscritti nei pubblici registri di una comunicazione preventiva contenente l’avviso che, in mancanza del pagamento delle somme dovute entro il termine di trenta giorni, sarà eseguito il fermo, senza necessità di ulteriore comunicazione, mediante iscrizione del provvedimento che lo dispone nei registri mobiliari, salvo che il debitore o i coobbligati, nel predetto termine, dimostrino all’agente della riscossione che il bene mobile è strumentale all’attività di impresa o della professione.
- È ovviamente necessario poter. dimostrare che i veicoli siano strumentali all’attività svolta
- In alternativa, per ottenere la cancellazione del fermo, il contribuente può chiedere a Equitalia una rateazione.
- In tal caso, il corretto pagamento della prima rata comporta la revoca del fermo di beni mobili registrati in precedenza adottato.
- Come ultima spiaggia, l’interessato può comunque procedere al pagamento per intero delle somme dovute o impugnare il fermo, sperando in un esito favorevole della causa.
Sembra ancora una volta che i buoni propositi restino tali, in quanto non è affatto chiaro come il proprietario del mezzo possa ricorrere, e quanto lunghi possano essere i tempi di risposta degli enti deputati. Infatti, in caso si renda necessaria una revoca, in quanto tempo sarà emessa? Abbiamo ragione di affermare che considerati i tempi dei procedimenti in Italia, la revoca avverrà in tempi lunghi. Non sarebbe stato meglio creare un meccanismo “sospensivo” automatico che permetta all’interessato di svolgere la sua attività e nello stesso tempo poter concordare soluzioni alternative con gli enti creditori? Inoltre cosa significa “dimostrare che i veicoli siano strumentali all’attività svolta”? Basterà una autocertificazione oppure ci sarà bisogno di documentazione tutta da definire ? Bei quesiti che speriamo vengano risolti al più presto.